Danza e ayurveda by grace, con Daniela Riva. Terza parte.

Siamo giunti alla terza ed ultima parte dell’incontro con Daniela Riva, insegnante di Bharata Natyam, danza tradizionale del Tamil Nadu.

Nella prima parte abbiamo parlato di questa forma di danza e cosa rappresenta, mentre nella seconda abbiamo scoperto l’unione tra danza, yoga ed āyurveda.

Come abitudine del blog, in questa parte scopriamo qual è stato il percorso che ha portato Daniela ad incontrare l’āyurveda.


A questa domanda rispondo “
by grace
”, cioè’ guidata dalla grazia divina! 

Adesso lo comprendo un po’ di più: penso di essere stata un po' guidata da qualcosa di più grande che forse è difficile da spiegare a parole.

Da sempre mi è interessata la danza, l’energia e la sperimentazione nel movimento: verso la fine degli anni ‘90 partecipai ad un workshop di danza indiana al Teatro Tascabile di Bergamo. Fu una sorta di illuminazione! “Voglio andare in India ad imparare questa danza”,  mi dissi.

Avevo poco più di vent’anni... era come se avessi riconosciuto un linguaggio che mi apparteneva. Decisi di scrivere un progetto post-universitario e vinsi una borsa di studio per svolgere il mio progetto. Partii per l’India. Mi ritrovai catapultata in una realtà’ completamente diversa: una rivoluzione! Da allora la mia vita è cambiata completamente...una vita con ritmi e sapori completamente nuovi.

E’ stato l’inizio di un percorso vasto e senza fine in cui danza, yoga ed āyurveda sono arrivati per gradi per poi integrarsi e fondersi, diventando il mio stile di vita attuale.


Ora ti trovi in California: com’è vissuto l’āyurveda negli Stati Uniti?


Vivo in California da sette anni e continuo a visitare l’India almeno una volta l’anno per aggiornarmi e immergermi nella cultura indiana e sua magia. Ad ogni modo, anche qui in California io mantengo lo stile di vita e le pratiche indiane!

In California in generale, l'āyurveda e lo yoga sono diffusi e ben accettati: lo stile di vita salutare, i massaggi, il cibo organico, la cura del corpo e mente. In USA ci sono diversi centri per seri studi ayurvedici come quelli diretti da Dr Vasant Lad o Acharya David Frawley in New Mexico, Deepak Chopra in South California, etc.

E’ interessante notare come in California l’aspetto dell’alimentazione ayurvedica è molto apprezzato: le ricette, le spezie, oli, essenze, tè o rimedi ayurvedici si trovano facilmente e diffusamente anche nei supermercati biologici! La California è uno stato progressista e ha accolto positivamente la scienza ayurvedica.


Abitudine del blog è chiedere un consiglio o una pratica per portare l’āyurveda nella vita di tutti i giorni.


Praticare un mudra appena svegli al mattino. Per esempio “alapadmamudra, che rappresenta il fiore di loto, simbolo di apertura, saggezza e misticismo nella cultura indiana. Con un semplice gesto delle mani, portiamo la mente e corpo verso l’apertura, le possibilità, l’abbondanza e la ricchezza della vita...Un risveglio energetico e positivo!

Consiglio di sedersi comodi o a gambe incrociate in padmasana, la posizione del loto.

Si inizia respirando profondamente, con la schiena ben eretta e le spalle rilassate. Si procede creando il mudra, unendo i polsi delle mani, mantenendo i pollici e mignoli aderenti e aprendo le altre dita verso l’esterno, come creando un fiore.

Si deve mantenere il mudra per alcuni respiri all’inizio, e poi si può’ cercare di allungare il tempo della pratica fino ad entrare in uno stato di meditazione profonda.

E’ importante raffigurare mentalmente questo simbolo, ed è possibile aggiungere anche un sankalpa o una motivazione positiva del giorno. Namaste!


Ringrazio Daniela per la disponibilità, per corsi e lezioni si può contattarla al sito Devadasi Temple School o iscriversi alla news letter nel suo sito Daniela Riva.

Se siete curiosi di approfondimenti, offro tanti corsi che sono disponibili ora online nel mio nuovo portale https://devadasi-temple-dance-school.teachable.com e potete essere aggiornati sulle mie nuovi corsi attraverso la newsletter http://danielariva.com.


Leggi anche:

- Bharata Natyam, la danza dei templi Tamil, con Daniela Riva. Prima parte.

- Ayurveda e danza con Daniela Riva. Seconda parte.


Ayurveda e danza con Daniela Riva. Seconda parte.

 La danza sembra essere uno dei metodi più profondi per entrare in armonia con sé stessi;

mentre danzi, corpo, mente e anima sono in armonia.

La danza è una delle cose più spirituali che esistono.

(Osho)

Nella prima parte del nostro incontro con Daniela abbiamo parlato di cosa sia il Bharata Natyam e dello stretto legame di questa con la cultura storica e locale.

Penso che forse esista anche un legame con l’āyurveda. Ne parliamo con Daniela: 

Nella tua esperienza come danzatrice ed insegnante di yoga, hai trovato un legame tra quest’arte e lo yoga, ed in caso con l’āyurveda?


Si: quando arrivai nella scuola di danza a Chennai, scoprii un’educazione e uno stile di vita che poi ho riconosciuto negli anni avvenire sia nello yoga e sia nell’āyurveda in modo più dettagliato.

Lo studio della danza classica indiana in realtà è diventato per me uno stile di vita, integrato con la disciplina dello yoga, insegnato inizialmente nella scuola di danza.

Il supporto dello yoga per la mia danza è stato incredibile e mi ha portato ad iniziare un percorso yogico in India fino a diventare insegnante certificata.

L’āyurveda è arrivato in un secondo momento, per confermare molte conoscenze apprese, per dare nome e significato a pratiche o abitudini che già vivevo, ma di cui non conoscevo gli aspetti più profondi.


Quindi come se danza, yoga ed l’āyurveda fossero legate?


Assolutamente sì! Di certo sono passata dal concetto del semplice beneficio del massaggio ayurvedico alle immense profondità’ di questa scienza e arte di vivere.

Mi guidava la curiosità e il desiderio di integrare elementi di alimentazione e dello  stile di vita, tutti aspetti che supportavano la danza. Mi sembrava che piano piano tutto avesse senso!

Inoltre ho avuto la fortuna di studiare danza indiana, yoga e āyurveda in India, dove non ci sono divisioni nette tra queste discipline. 


Nel 2010 vinsi infine un progetto supportato del Ministero degli Affari Esteri/ICCR per sviluppare una ricerca su “ L'Unione: Danza Indiana, Yoga e Ayurveda”. Le tre arti e discipline viste come integrazione nello stile di vita di tutti i giorni, nel modo di pensare, nel modo di esistere

Per me la danza indiana è una forma di yoga, un percorso di trasformazione e una  forma di guarigione fisica e spirituale, di connessione tra corpo, mente e spirito. Come lo yoga, la danza indiana integra le parti, ricerca la realizzazione di se stessi, si basa sulla forza dell’energia, sul respiro, sul prendersi cura del proprio corpo come un tempio.

La danza indiana come stile di vita è anche strettamente legata all’āyurveda

In Europa ho avuto il piacere di collaborare con Alida Dal Degan, direttrice della Scuola di Ayurveda, alimentazione, medicina e cucina ayurvedica Monaci erranti, per la quale ho danzato durante l’inaugurazione della nuova sede in Svizzera.


Può diventare una forma di terapia anche la danza?


Si, la danza sacra indiana è terapeutica. Lo riscontro nelle mie allieve: specialmente per le donne, che cercano connessione con loro stesse, con il loro corpo, con il ritmo della vita.

La danza le aiuta a capire i movimenti, le emozioni, ad accettare il loro corpo, che spesso è tristemente vissuto come molto disarmonico. La danza aiuta a riportare bellezza, armonia, accettazione, gioia nel corpo-mente-spirito!

Nel mio insegnamento, inoltre, guido le alunne a diversi livelli di lettura dei contenuti della danza: per esempio in uno dei miei corsi “Shakti in 5 elementi” esploriamo e danziamo i panchamahābhūta, i 5 elementi alla base dell’āyurveda.

Durante quest’anno 2020 di lockdown, ho avuto occasione di insegnare nei corsi on-line che hanno aiutato alla gestione dello stress e a coltivare un corpo e mente armoniosi.

Come nello yoga o nell’āyurveda, la danza è un grande percorso di trasformazione.


… continua...


Leggi anche:

- Bharata Natyam, la danza dei templi Tamil, con Daniela Riva. Prima parte.

Bharata Natyam, la danza dei templi Tamil, con Daniela Riva. Prima parte.

 «La danza è una delle forme più perfette di comunicazione con l’intelligenza infinita.»

(Paulo Coelho)


Comunicare attraverso la danza è una caratteristica di tutti i popoli, accade da millenni, permettendo, attraverso lo sviluppo di codici ben definiti, la rappresentazione della cultura di una società e le emozioni dell’essere umano.

Nata presso i templi del Tamil Nadu, Bharata Natyam è una danza classica indiana, esempio di espressione dei riti devozionali e veicolo per comunicare la storia di un popolo.


Alla scoperta di questa forma di danza, ci guida
Daniela Riva, insegnante di danza e yoga, formatasi presso 
Kalakshetra Foundation of Fine Arts di Chennai in India; Daniela in questi anni si è rivelata un ponte tra la cultura indiana e l’Occidente.

Nata a Milano, Daniela ora vive in California, dove insegna quest’arte. Il nostro punto di incontro è avvenuto nelle Marche in Italia nel 2008 durante un training di āyurveda presso l’ashram di Joytinat.

In questa chiacchierata attraverso danza, āyurveda e yoga scopriamo una via per rivelare noi stessi.


Quindi Daniela, cos’è la Bharata Natyam?


La danza sacra indiana è un’espressione del divino: nata nei templi come rituale per onorare le divinità, questo stile di danza classica invita al ringraziamento alla madre terra, parla dell’energia śakti, racconta di Durgā e di altre dee, spiega i simboli tradizionali della cultura indiana, come per esempio il Triśūla, ovvero il tridente di Shiva; questa danza rappresenta una cultura millenaria che, attraverso i movimenti del corpo e le espressioni del viso, si trasmette da secoli.

La Bharata Natyam si fonda sul ritmo dei passi (adavu), sui gesti delle mani (mudra), sui movimenti della testa e degli occhi (shiro e drishti bheda) e sul movimento di collo e piedi (greeva e padha bedha): seguendo la musica, si narrano storie mitologiche e si trasmettono emozioni che arrivano allo spettatore.

La danza classica indiana non solo racconta i testi come il Mahābhārata, Rāmāyaṇa, Gita Govinda, etc., ma anche permette al danzatore di diventare un canale di connessione divina e di comunicare sentimenti (bhava) con il pubblico. Il danzatore diventa dunque un veicolo di espressione del sapere antico.


Esprimersi attraverso una danza ed una cultura così lontana, cosa implica?



Aver studiato danza indiana per me significa aver studiato tutto della cultura dell’India: l’invocazione del mattino, la connessione con me stessa, il sanscrito per comprendere il significato dei mantra, lo studio i testi classici, il simbolismo delle  divinità, la musica, etc.

Scoprire la cultura indiana mi ha permesso di danzarla. Non solo: la danza indiana è diventata il mio stile di vita.


Questo legame tra vita e danza in che modo si esprime? C’è qualche coreografia che ti sta particolarmente a cuore?


Nel mio intenso e lungo training di danza indiana in India è spesso capitato che la mia maestra indiana scegliesse di insegnarmi un item con sentimenti e contenuti legati ad un percorso di crescita sia artistica sia personale.

Ti faccio un esempio: ad un certo punto imparai una coreografia sulla nascita della dea Meenakshi, custodita nel tempio di Madurai, in Tamil Nadu. Questo kirtanam (danza devozionale) ha rappresentato per me la prima invocazione ad una divinità femminile. La mia insegnante mi propose questa danza proprio nel momento in cui stavo maturando la direzione alla scoperta di me stessa e del sacro femminile.

Bhaktipedia

Un altro esempio è quando appresi un Ashtapadhi (ovvero una danza tratta dal testo “Gita Govinda” di Jayadeva) che narra la storia tra Kṛṣṇa e Rādhā. In questa coreografia, Rādhā si sta preparando per accogliere Kṛṣṇa: la danza rappresenta l’attesa dell’amore, sia terreno sia cosmico.

Ricordo con dolcezza quel periodo, fase in cui stavo maturando il significato profondo dell’amore. In un Ashtapadhi, la danzatrice guida lo spettatore in un climax di sentimenti. L’arte di comunicare coi mudra si definisce abhinaya. In questo caso, la danzatrice esprime uno dei sentimenti più nobili: l’ Amore.


Nella danza indiana stai rappresentando una cultura, che va oltre alla danza, i colori dei vestiti ed alla musica: nella tua esperienza da insegnante e danzatrice, come viene percepita quest’arte in occidente?


E’ importante trasmettere questa conoscenza in modo puro, ma ovviamente è necessario renderla accessibile.

Questo non è solo il mio lavoro, ma è anche diventato il mio dharma(1).

La mia linea guida è quella di restare il più fedele possibile alla tradizione indiana e al linguaggio secolare della danza indiana, cercando inoltre delle vie per renderla accessibile e soprattutto esaltare il valore sacro. Per esempio, a volte proietto la traduzione dei testi o immagini durante uno spettacolo. Oppure danzo in templi o in centri di yoga, laddove i contenuti sacri sono profondamente compresi...

Durante l’insegnamento questo passaggio è essenziale: c’è un grande desiderio e bisogno di capire e di apprendere questi preziosi contenuti dell’Oriente.

Per me significa ancorarsi nella tradizione indiana e renderla accessibile ad un ampio pubblico accompagno pazientemente gli studenti a comprendere i diversi contenuti.


Com’è stato entrare da occidentale all’interno di una scuola di danza indiana?


Inizialmente è stato difficile. Oltre al gap linguistico del dialetto Tamil, mediato attraverso l’inglese, l’adattamento è stato un graduale processo di scoperta di una cultura e stile di vita molto diversi da quelli a cui ero abituata.


Ho dovuto per esempio imparare a vestirmi con il sari, che è un tessuto lungo circa 5-6 metri, usato sia  per le lezioni di danza sia per la vita in India.

L’inizio del mio training risale a circa vent’anni fa, quando il turismo in India non era molto sviluppato: nella mia scuola di danza ero quasi l’unica occidentale. Mi sono sentita molto osservata all’inizio, ma sempre rispettata e protetta. Ho imparato a rispettare e amare gli usi e costumi dell’India, cosa che mi ha permesso lentamente di integrarmi.

Essere una danzatrice con la missione di imparare l’arte indiana è stato inoltre un ‘via-pass’ per la  mia integrazione nella vita in India. In maniera diversa rispetto alla cultura occidentale, in India la danza è molto amata: la danza è una delle carriere di prestigio, perché rappresenta la cultura, la spiritualità, uno stile di vita.

Questo mi ha spronato e aiutato a continuare.

Sicuramente è stato un graduale processo d’integrazione, ma penso di essermi immersa positivamente nel grande fiume della realtà indiana, anche grazie al supporto delle mie maestre e maestri, guide esemplari  in questo grande processo di trasformazione.



… continua ...


Leggi anche:

- Swami Joythimayananda "L'Ayurveda nella vita quotidiana", la conferenza, prima parte.

- Swami Joythimayananda, seconda parte: l'incontro.

- Ayurvedico per karma, dr. Narayan Nambi

Note:

1: Dharma: Legge, dottrina, virtù, merito religioso, natura, peculiarità. Sono considerate Dharma tutte le pratiche spirituali, discipline, rituali e azioni virtuose.